Conviene tenersi a ragionevole distanza da questo romanzo-racconto-confessione-invenzione-storia, perché, una volta che si offre un varco, al lettore non rimarrà altro che lasciarsi prendere e viaggiare con l’autore, dovunque egli lo conduca. Rassicurante sarà solo il primo passo, quello che lo scrittore fa montando su un treno. L’avventura descritta trascina con sé i ricordi dell’infanzia, l’adolescenza, gli studi, l’ambiente familiare e sociale, che risulta essere solo l’ultimo tentativo dell’autore di tenere ben posati i piedi per terra prima di provare a librarsi, per porsi domande senza essere infastidito dal quotidiano e dalle sue banalità e andare a caccia di verità e poter avere risposte sugli interrogativi che l’hanno sempre afflitto. Aggrappato all’idea di tessere i fili dell’esistenza il protagonista percorre in lungo e in largo le contrade più disparate, quelle fisiche e quelle dello spirito.
Dalla storia emergono figure che lontane fra di loro sembrano lanciare segnali che invitano a non lasciarli inascoltati semmai a coglierne il senso profondo e allo stesso tempo elementare. Da una tale primitiva intuizione e dall’attenzione ai messaggi più infantili e semplici è possibile ricostruire lo sfilacciato senso dell’essere. É un percorso tortuoso e intricato e il personaggio, uno fra tanti, suggerisce di non perdere l’occasione. É seduto in attesa che il miracolo si compia. Anche quello di leggere queste pagine.